La Chiesa sull’iPad: l’intervista a Don Paolo Padrini (di Silvio De Rosi, Blogosfere.it)
“L’applicazione era già in evoluzione - ci ha spiegato telefonicamente - Poi quando è spuntato l’iPad lo abbiamo subito preso in considerazione. E’ un magnifico oggetto”.
Si dice che l’iPad aiuteà bambini e anziani nel loro percorso di avvicinamento al web. Cosa ne pensi?
“L’iPad può essere lo strumento giusto per rivoluzionare l’editoria elettronica. Può cambiare il modo per concepire la navigazione in internet. Se ci pensate bene con l’iPad cambia la postura. Non si è più davanti a un pc, ma comodamente seduti in poltrona o in giro a passeggio. Inoltre è molto più appagante un monitor rispetto al classico telefonino, che può essere bello, ma di dimensioni comunque ridotte -
- prosegue Don Paolo - L’iPad è lo strumento del ”clicca e usa”, una filosofia più immediata rispetto al web che conosciamo. Non faccio fatica a pensare che i bambini possano essere interessati. Loro vogliono toccare, usare le mani. Con l’iPad è l’unica cosa da fare. Vale lo stesso per anziani. Sono contemplate poche operazioni e non c’è bisogno di mettere la mano sul mouse, azione che rende la vita difficile a molti”.
Tornando a parlare dell’applicazione... come si è evoluta?
“In due parti: la prima riguarda il messale. Abbiamo inserito tutti i testi, le letture e tutte le parti complete della messa. Lo strumento che prima ci permetteva di recitare il breviario, ora ci può aiutare a celebrare la messa o seguirla. La seconda parte riguarda le preghiere. E’ stata potenziata dando la possibilità di inserire tutte le preghiere.
Poi ci sono nell’architettura degli spazi nei quali andremo a sviluppare la parte audio con canti e inni gregoriani. Da ascoltare e come aiuto per cantare durante le celebrazioni”.
Il rapporto tra religione e web è sempre più saldo. Come vedi il futuro?
“Il prossimo passaggio sarà quello di aumentare la presenza, così da valorizzare i rapporti con le persone. La Chiesa ha invece deciso di percorrere la strada di internet in modo educativo, così da aiutare un tipo di riflessione che metta in evidenza il valore antropologico del mezzo”.